mercoledì 19 aprile 2017

If today was your last day

And tomorrow was too late
Could you say goodbye to yesterday?
Would you live each moment like your last?

Si è svegliato di soprassalto in una stanza vuota, il fragore delle bombe inchiodato nel cervello e l'eco degli spari piantato nei timpani come chiodi di metallo.
Il panico ne chiude la gola e riempie la bocca del sapore ferroso della paura: hai esitato soldato, sei morto. È morto anche lui, anche lui, e anche lui.
Il ricordo delle urla del sergente istruttore si mescolano a quelle dei feriti, e la saliva che gli scivola sulla lingua si trasforma in una cascata di granelli di sabbia bollente. Dov'era quand'è successo? Siria? Iraq? Corea? Non riesce a ricordarselo.
Solleva le spalle dalle lenzuola fradice e si curva in avanti, schiacciando i gomiti contro le ginocchia nel tentativo di tenere a freno il rigurgito che gli si inerpica lungo la gola come una serpe d'acido. A metà tra il sonno e la veglia, ancora invischiato nei propri incubi, lotta per mantenere la lucidità tra le dita rese vischiose da un terrore irrazionale.
Dovrebbe chiamare sua madre per sapere se ha bisogno di soldi, Lavinia per chiederle se ha preso le medicine, Charlotte per farle fare quel test di gravidanza del cazzo e Azrael per svuotarsi le palle e liberarsi il cervello dalle sabbie mobili di paranoia in cui le parole di Austin lo hanno spintonato a forza.
Non ricorda dove ha lasciato il telefono, e nella penombra della stanza non riesce ad intravedere altro che le pareti di cemento armato, spoglie e prive di qualsivoglia decorazione ad eccezione di una cornice di metallo che racchiude una fotografia dai contorni sfocati.

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« Che faresti se mi beccassi una pallottola in testa? »
« Una festa, un rompicoglioni in meno nella mia vita. »

Ezra gli pianta le dita contro la ferita ancora aperta, affondando i polpastrelli nella garza che si tinge istantaneamente di un rosso carminio. Il cotone assorbe il sangue come i suoi nervi assorbono la leccata di dolore urticante che dalla spalla si propaga al resto del corpo al pari di un incendio. Scaccia il sudore gelido che gli imperla la fronte come scaccia lo sciame di luci che gli è comparso di fronte allo sguardo, inghiottendo un respiro dolente che butta fuori assieme ad una cascata di imprecazioni in tedesco.

« Allora? »
« Ma che Cristo ne so, che domanda di merda è. »
« Promettimi che te la caverai lo stesso. »
« È il momento dello psicodramma? »
« Promettimelo. »
« Ezra ma che merda ti -- »
« PROMETTILO. »

Il lucore rosato che bagna la sclera di Ezra lo coglie in ritardo, facendogli guadagnare una cucchiata di colpa e una desolazione che neppure le cinque dita che tenta di stampargli contro il viso riescono a cancellare. Ezra lo scansa con una torsione netta del viso, i lineamenti sporcati da un imbarazzo che tenta di nascondere chiudendosi il labbro inferiore tra i denti; Noah cede, come ogni volta, quando lo sente tirare su con il naso con il suono umido che precede il pianto.

« Prometto, prometto. »
« Ok. »
« Mi spieghi che ti dice la testa, adesso? »
« Che sei un ritardato del cazzo, e mi preoccupo. »
« Sono io quello che si è beccato il proiettile a 'sto giro, non tu. Dovrei fartela io sta domanda da paranoico all'ultimo stadio. »
« E allora fammela. »
« Non ti faccio proprio un cazzo. Tu hai la merda nel cervello. »
« If you died the world would blur. I wouldn't know what a tree was. »
« ... »
« ... »
« Quello verde. »
« Eh? »
« L'albero. Sarebbe quello verde sopra, marrone sot... »

Il cazzotto di Ezra contro la spalla gli fa vedere le stelle e richiamare i santi con un latrato lungo, sfinito, che si trasforma in una risata spezzata sul finale. Noah ne blocca la fuga chiudendogli le dita attorno al polso, strattonandoselo contro con le ultime forze che gli sono rimaste in un abbraccio troppo fiacco per essere davvero incisivo.

« C'mon fighetta, falla finita. Non creperò né lo farai tu. Diventeremo due civili noiosi del cazzo e finiremo con l'odiarci a vicenda. »
« Prometti? »
« Prometto. »

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È un ricordo stagnante quello che gli è scivolato tra le tempie e infuocato le sinapsi, inchiodandogli nuovamente le scapole tra le coperte madide di sudore. Ha perso il conto delle promesse che ha infranto negli anni, e delle puttanate con cui si è riempito la bocca pur di mettere fine ad una conversazione scomoda. Ci credeva sul serio, o sapeva che sarebbe finita di merda? Forse la prima, magari la seconda. Probabilmente entrambe a giorni alterni, come con Austin.

My best friend gave me the best advice
He said each day's a gift and not a given right
Leave no stone unturned, leave your fears behind
And try to take the path less traveled by

Le tombe dei militari sono tutte uguali, tessere di domino bianco che si allargano in file infinite e divorano tutto lo spazio disponibile: quella davanti a cui si accuccia Noah non è dissimile dalle altre, un blocco di pietra che le intemperie hanno già iniziato a corrodere.
Non c'è nessuna foto, solo il nome, il cognome, la data di nascita, quella di morte e una stella di David contro cui Noah spinge la fronte, le spalle flesse in avanti e la schiena curva come se fosse in preghiera: lascia che il tempo gli scivoli addosso come i pensieri, scucendosi di bocca un flusso di parole in tedesco che, quando termina, lo lascia con le labbra riarse, la gola secca e la sensazione di non bere un goccio d'acqua da settimane.
Raddrizza le spalle e incaglia lo sguardo sulla lapide pallida: ha gli occhi lucidi e una patina di acquosa che si impedisce di versare stretta tra le ciglia bionde. Lo sconforto lo stringe tra le dita, le stesse che schianta contro tomba in uno spasmo di rabbia improvvisa; colpisce il nome di Ezra con la forza della disperazione, spaccandosi le nocche contro la pietra fino a non sentire più nulla, neppure  il dolore pulsante che gli strazia i centri nervosi e risale l'avambraccio in fitte lancinanti.
Noah respira in refoli bollenti e non ha bisogno di guardarsi la mano destra per sapere sapere di averla ridotta ad un grumo di carne violacea, le nocche squarciate e la carne viva esposta in ferite che lasciando colare rivoli di sangue scuro fino alla punta delle sue dita.

« Testa di cazzo. »

Quando Noah si allontana, le spalle curve e gli occhi bassi, davanti alla lapide non resta altro che un un mazzo di frangipane bianchi.

You know it's never too late to shoot for the stars
Regardless of who you are
So do whatever it takes
'Cause you can't rewind a moment in this life