I'm looking at you through the glass
Don't know how much time has passed
Oh, god it feels like forever
Il soggiorno di quella casa è uno spazio che Noah conosce a memoria: lui e Charlotte hanno litigato per la disposizione di ogni mobile, per ognuna di quelle fotografie che, dopo anni, sono ancora appese alle pareti come ombre slavate di un rapporto fatto a pezzi dal tempo.
Charlotte non ha più di vent'anni nell'immagine che Noah divora con lo sguardo, il sorriso scosceso di una ragazzina e le braccia magre strette attorno al collo di Ezra che ride come un coglione, il braccio teso a catturare un selfie sbilenco; c'è anche lui, ma il suo viso è poco più che uno scorcio di cui si intravede l'espressione tesa. Ha i lineamenti coperti dal medio della mano destra, e il fastidio a stagnargli nel fondo degli occhi chiari.
Quanti anni aveva? ventiquattro, forse ventitrè. Ricorda distintamente che era seccato per qualcosa successo in quel pomeriggio, ma non riesce a ricordare cosa fosse; forse una battuta di Ezra, o uno dei primi battibecchi con 'Char.
« Ci credi sul serio a questa stronzata? »
La voce di Charlotte lo riscuote, costringendolo a sollevare il viso verso di lei.
Ha un mezzo sorriso da canaglia inchiodato alle labbra e un desiderio stagnante a lordarle lo sguardo. Noah deglutisce un bolo di saliva vischiosa e inietta le dita tra i capelli biondi di Blue; le note di 'Let it go' riempiono l'aria, e sullo schermo piatto della tv Elsa si agita tra vortici di neve urlando la propria indipendenza.
« Mh? »
« La fine del mondo, ritardato. Si parla solo di quello, il varco dimensionale, i doppi e il resto. »
Noah non risponde e si limita a scrollare le spalle. Ha sviluppato, negli anni, l'innata capacità di capire quando Charlotte vuole trascinarlo in un pantano vischioso. È un sesto senso, un dolore sordo che gli si allaccia attorno alla bocca dello stomaco e gli tende i muscoli dell'addome in un allarme diffuso, concreto e allo stesso tempo impalpabile.
« Pensi che nell'altra dimensione le cose tra noi abbiano funzionato? »
« No. Credo che tu sia una troia in tutte le dimensioni. »
Charlotte ride e si allunga verso la figlia, stampando sulla fronte di Blue un bacio leggero e una manciata di parole che Noah non riesce a capire. Le guarda allontanarsi verso la camera da letto della bambina senza trovare la voglia di alzarsi in piedi e andarsene. Aspetta e lo fa con nel petto una sensazione di fallimento soffocante, fedele e stupido come un cane che aspetta il ritorno a casa del proprio padrone.
Non ha bisogno di troppa immaginazione per sapere come andrà a finire, e quando Charlotte torna in salotto e gli si arrampica sulle gambe non c'è un oncia di sorpresa a sporcargli lo sguardo.
La lascia fare senza collaborare, offrendole la curva della propria mandibola per una cascata di baci voraci. L'odore della pelle di Charlotte si mescola a quello dolciastro della Vaniglia, scaricandogli nel bassoventre una fitta di desiderio bruciante, soffocato a stento dalla stoffa dei jeans che ne intrappolano l'erezione.
Non ha bisogno di troppa immaginazione per sapere come andrà a finire, e quando Charlotte torna in salotto e gli si arrampica sulle gambe non c'è un oncia di sorpresa a sporcargli lo sguardo.
La lascia fare senza collaborare, offrendole la curva della propria mandibola per una cascata di baci voraci. L'odore della pelle di Charlotte si mescola a quello dolciastro della Vaniglia, scaricandogli nel bassoventre una fitta di desiderio bruciante, soffocato a stento dalla stoffa dei jeans che ne intrappolano l'erezione.
« La fine del mondo voglio passarla con te. »
Scivolare tra le cosce di Charlotte è dolce come un vertigine, e il cuore di Noah rischia di scioglierglisi nel petto mentre la trascina sul pavimento. L'amplesso che li consuma è affamato, scavato da una patina di malinconia assordante che sporca ogni bacio, ogni morso che si tatuano addosso in un groviglio di ansiti fradici.
L'orgasmo con cui imbratta il ventre di Charlotte lo fa ritrarre di colpo, senza che la scarica di endorfine che gli annacqua il cervello riesca a frenare la desolazione nauseante, avida, che asfalta ogni cosa e ne divora i pensieri.
L'orgasmo con cui imbratta il ventre di Charlotte lo fa ritrarre di colpo, senza che la scarica di endorfine che gli annacqua il cervello riesca a frenare la desolazione nauseante, avida, che asfalta ogni cosa e ne divora i pensieri.
« Mi scopi e te ne vai? »
Il risentimento confuso che riempie il tono di Charlotte lo fa ridere, strappandogli un grumo di fiato amareggiato che gli fende le labbra e scuote le spalle.
« Tu lo fai da anni, e adesso mi rompi i coglioni? »
« Prima era diverso. Io avevo Lukas, tu l'esercito. »
« No, non è cambiato niente: tu sei rimasta la solita troia, e io lo stronzo che non ne può più di queste puttanate. »
« Cristo santo, Noah! Non possiamo semplicemente -- »
« Se non fossi la madre di Blue, 'Char, non ti userei neanche per svuotarmi le palle. »
« Tu lo fai da anni, e adesso mi rompi i coglioni? »
« Prima era diverso. Io avevo Lukas, tu l'esercito. »
« No, non è cambiato niente: tu sei rimasta la solita troia, e io lo stronzo che non ne può più di queste puttanate. »
« Cristo santo, Noah! Non possiamo semplicemente -- »
« Se non fossi la madre di Blue, 'Char, non ti userei neanche per svuotarmi le palle. »
Noah si toglie quella menzogna di bocca con un sorriso affilato, urticante come fuoco liquido. Lo strazio che esplode nel petto di Charlotte e ne dilania l'espressione lo inghiotte con l'avidità di chi ormai non ha più nulla da perdere; ne rifugge le lacrime con una torsione vigliacca delle spalle, avviandosi alla porta mentre i singhiozzi della donna si mescolano alle battute finali di Frozen.
How do you feel? That is the question
But I forget you don't expect an easy answer
Philadelphia, Marzo 2025
How much is real? So much to question
An epidemic of the mannequins
Contaminating everything
La clinica del Mutiny è piccola, ma pulita, ed è uno dei pochi posti che sua sorella trova lontanamente piacevole. Lavinia è seduta sul lettino dedicato alle visite, le gambe troppo magre lasciate a dondolare nel vuoto e il rimasuglio di un lecca lecca stretto tra i denti bianchi, allineati in una mezzalna ordinata.
« Oggi sei proprio brutto. »
Noah solleva gli occhi dalla cartella clinica che sta compilando e la guarda: ha il muso ispido di barba non fatta e gli occhi rovinati dalla mancanza di sonno. Non ha chiuso occhio tutta la notte, e i postumi di una sbornia consumata solo per metà gli infettano il cervello come una febbre.
« Grazie, gentile come un cancro alle palle 'Lov. »
« Secondo me hai litigato di nuovo con Austin. »
« Secondo me sei una rompicoglioni. »
Lavinia ride e alza le spalle verso l'alto, mostrandogli i palmi. Ha polsi scarni in cui i tendini e ossa spiccano con tanta forza da sembrare in procinto di lacerare l'epidermide pallida, e vene azzurre che pulsano sotto uno strato di pelle troppo sottile. Non ricorda l'ultima volta che l'ha vista mangiare qualcosa che fosse diverso da quei chupa chups di merda, né l'ultima volta in cui ha pesato abbastanza per non essere definita pesantemente clinicamente come 'gravemente sottopeso'.
« Sono solo andato a ballare, niente drammi all'orizzonte. Sul serio. »
« Invece sì: mi ha scritto quella pazza della tua ex. »
La bocca di Noah si riempi di fiele. Serra le dita sulla bic nera che ha nel pugno e scava tra i lineamenti della sorella con un'occhiata ansiosa, divorata da un fastidio viscerale in cui, in realtà, è il panico a far da padrone.
Lavinia arriccia la bocca in un sorriso da ragazzina e lo guarda. Oggi è una giornata buona, forse è il litio, o forse è l'anticamera di una fase manicale. Noah scaccia quei pensieri a fatica, cercando di convincersi che forse, forse, oggi sua sorella sta bene e basta.
« 'Char dovrebbe aver capito che non ti deve rompere i coglioni. »
« Dice che le dispiace e che vuole che ti convinca a darle un'altra possibilità. »
« Che le hai risposto? »
« Niente. »
« Niente? »
« Qualcosa sul fatto che ti vedi con qualcuno e sei felice. »
« Ti sembra che abbia la faccia di uno felice? »
« Mi sembra che tu abbia la faccia di uno che si è messo di nuovo in testa di combattere contro i mulini a vento. »
Le parole di Lavinia gli si incastrano nel petto, rubandogli un assenso sfinito e privandolo della voglia di ribattere. Schiaccia la fronte tra le carte che riempiono la scrivania e scrolla le spalle, mostrando alla sorella il medio della mano destra.
« Vaffanculo. »
Il silenzio che si addensa tra loro è fragile, ed è Lavinia a spezzarlo per prima, scivolando giù dal lettino delle visite per aggirare la scrivania e gettarsi sulle spalle di Noah con un sospiro. Noah si lascia abbracciare in silenzio, percependone a malapena la stretta tra la barriera di abiti e stoffa che li divide; se la tira sulle gambe con un sospiro sconfitto, seppellendo il muso tra le ciocche castane che le incorniciano il viso di tratti spigolosi.
« Noah? »
« Mh? »
« Mi manca Ezra. »
« Anche a me, 'Lov. Tutti i giorni, tutto il giorno. »
Before you tell yourself
It's just a different scene
Remember it's just different from what you've seen